Domenica 07 Luglio 2019, la Santa Messa sarà celebrata alle ore 8.30.
Brani della IV Domenica dopo Pentecoste
Asperges me | Kyriale pag. 6 |
Kyrie – Gloria – Sanctus – Agnus Dei (Missa XI Orbis factor – In Dominicis per Annum) | Kyriale pag. 46 |
Credo I | Kyriale pag. 67 |
Communio – Ecce panis Angelorum | Cantus Selecti pag. 12 |
Finale –Jesu dulcis memoria | Cantus Selecti pag. 38 |
Quarta domenica dopo Pentecoste
(Rm 8,18-23; Lc 5,1-11)
Belluno, chiesa di s. Pietro, 7 luglio 2019
Santa Maddalena di Canossa, veronese, vissuta dal 1774 al 1835 e fondatrice delle Suore Canossiane, ripeteva spesso: “Gesù non è amato perché non è conosciuto…; Gesù non è amato perché non è conosciuto…”. E’ proprio così. Come si può spiegare che un battezzato si faccia Testimone di Geova, o musulmano, o seguace di qualche religione orientale; o anche solo che un battezzato viva praticamente senza Dio, senza alcun riferimento a Cristo, se non perché non lo ha conosciuto, perché non lo ha mai incontrato? Sì, ne ha magari sentito parlare, ma non lo ha incontrato. Chi ha incontrato Cristo personalmente, non può che restarne affascinato, preso e conquistato.
Perché pensiamo che le folle di Palestina -come ci ha detto il Vangelo- cercassero Gesù e facessero ressa attorno a lui per sentirlo parlare, per ascoltare la sua parola, se non perché avvertivano che egli aveva parole vere, parole autentiche, parole che parlavano al cuore e alla vita? “Nessuno ha mai parlato come parla quest’uomo”, dicevano (Gv 7,46); e lo cercavano. Perché pensiamo che gli apostoli siano rimasti con Gesù, anche quando parlava di croce, di rinuncia, di rinnegamento di sé; anche quando diceva cose incomprensibili e al limite dell’assurdo per la ragione umana, come quando disse: “Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete in voi la vita” (Gv 6,53), se non perché, quel Gesù, essi l’avevano veramente conosciuto? “Signore, da chi andremo?”, gli disse Pietro (Gv 6,68), ‘non sapremmo da chi andare, se non da te; non possiamo staccarci dalla tua persona; tu sei ‘troppo’ per noi, per lasciarti, per abbandonarti!’
Conoscere Gesù è la cosa da fare, l’impegno importante da perseguire, la grazia da domandare. Conoscere Gesù. “Questa è la vita eterna -egli disse agli apostoli nel corso dell’ultima cena- che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3). Conoscere Gesù è vita eterna; è vita già quaggiù fatta nuova, fatta diversa, fatta di cielo. Conoscenza che è condivisione, intimità, desiderio di unione.
Dove vanno i nostri desideri? In quali direzioni si muovono? Solo in orizzontale? Solo verso cose materiali, di quaggiù, sia pur buone e belle? Ma, e lui? Lui che è “il più bello tra i figli dell’uomo”, come dice il salmo (Sal 45,3)? Lui che è la sorgente d’acqua viva che spegne ogni sete; lui che è la pace del cuore, la speranza che non delude, la grande promessa, il compagno fedele, la via sicura, la verità certa, la vita vera, la risurrezione finale. Come ci saremmo ingannati, se avessimo conosciuto molto e molti, ma non avessimo conosciuto lui! ci saremmo ingannati.
L’apostolo Paolo scrive: “Quello che per me poteva essere un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte le cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo” (Fil 3,7-8). Guadagnare Cristo, conoscere Cristo, diventargli familiari, e lui a noi; vivergli insieme rendendolo partecipe delle nostre giornate; permettergli che egli ci introduca sempre di più nei suoi misteri, nella sua vita, nelle profondità del suo amore, nella sua grazia, nel seno della Trinità, questa è vita vera per l’uomo, felicità che appaga il cuore dell’uomo.
E allora la nostra preghiera sia: “Signore, dammi il desiderio di te; un grande desiderio di te!”. Così il lago della nostra vita diventerà fecondo, luogo di una pesca miracolosa e abbondante, che ci darà salvezza. E preghiamo anche perché ogni uomo possa incontrare il Signore, e avere vita.
don Giovanni Unterberger