Domenica 4 agosto 2019 – Solennità della Dedicazione della Chiesa di San Pietro a Belluno
Domenica 04 Agosto 2019, la Santa Messa sarà celebrata alle ore 8.30.
Brani della S. Messa solenne:
Asperges me | Kyriale pag. 6 |
Kyrie – Gloria – Sanctus – Agnus Dei (Missa XI Orbis factor – In Dominicis per Annum) | Kyriale pag. 46 |
Credo I | Kyriale pag. 67 |
Communio – O panis dulcissime | Cantus Selecti pag. 20 |
Finale – Urbs Jerusalem (strofe 1-2-3-9) | Cantus Selecti pag. 107 |
Solennità della dedicazione della chiesa
(Ap 21,2-5; Lc 19,1-10)
Belluno, chiesa di san Pietro 2019
Mosè nel deserto vide un roveto che bruciava senza consumarsi; stupito e meravigliato gli si avvicinò per meglio osservare, e si sentì dire: “Togliti i sandali dai piedi, perché il suolo sul quale tu stai è una terra santa!” (Es 3,1-5).
Celebriamo oggi l’anniversario della consacrazione di questa chiesa, ‘terra santa’. E’ davvero una terra santa ogni chiesa, ogni luogo dedicato al Signore per la lode e il culto a lui. ‘Terra santa’, terra dei divini misteri! Terra in cui si realizza e riaccade il fatto più grande della storia umana: il sacrificio che di sé fece sulla croce il Figlio di Dio, a nostra salvezza. Il Calvario si fa presente qui, in ogni santa Messa che viene celebrata.
Qui, in questo luogo, il Signore chiama i suoi figli per donare loro la sua Parola, per fare vivere loro momenti di intimità con lui, per unirsi a loro, dandosi nell’Eucaristia. ‘Terra santa’, in cui abita permanentemente il Signore, nel tabernacolo dell’altare. ‘Terra santa’ e di santificazione: qui il Signore santifica i suoi figli; infonde in loro lo Spirito Santo, ne illumina le menti, ne purifica i cuori, ne irrobustisce le volontà.
Nel giorno della consacrazione del tempio di Gerusalemme il re Salomone immolò -dice il testo sacro- ventiduemila buoi e centoventimila pecore, una quantità enorme di offerte! (cfr 1Re 9.63); noi siamo chiamati ad offrire non buoi e pecore, ma noi stessi, la nostra persona, la nostra vita. La fede del popolo cristiano ha sempre voluto belle le chiese; ha innalzato a Dio cattedrali stupende , opere d’arte meravigliosa; ha voluto che gli arredi sacri e le suppellettili per il culto fossero preziose, di materiale nobile e fine. Ed è commovente il numero, il numero stragrande di chiese e di chiesette, che la gente ha costruito: non solo la chiesa al centro del paese (da notare: solitamente ‘al centro’, e non in un punto qualsiasi dell’abitato); ma poi, ogni frazione e borgata ha voluto la sua chiesetta, e l’ha custodita, curata, conservata.
Certo, noi non idolatriamo le chiese, ma ne tributiamo rispetto per il divino Ospite che le abita; le curiamo perché siano dimore il più possibile degne di lui; ben consapevoli che a fare belle le chiese siano soprattutto i fedeli che le frequentano, la loro fede, la loro preghiera, il loro canto, la loro devozione, il loro desiderio di incontrare Dio. Oltrepassare la soglia della chiesa significa oltrepassare qualcosa di grande, di sacro, di appartenente al Signore; significa entrare al suo cospetto, alla sua presenza, ed essere introdotti nel suo Mistero, mistero di bontà, di grazia e di salvezza.
Per poi fare ritorno alle proprie case e alle proprie occupazioni quotidiane rinnovati, trasformati, più ‘divini’. Quando Mosè scese dal Sinai con le tavole dei comandamenti in mano, aveva il volto raggiante, a tal punto che il popolo, abbagliato da quella luce, lo pregò di porsi un velo sul volto (cfr Es 34,29-35; 2Cor 3,7). Anche noi possiamo uscire dalla chiesa, dopo aver partecipato alla Divina Liturgia e incontrato il Signore, con un volto nuovo, con un cuore nuovo, con una vita nuova, riconoscibile da coloro che incontriamo e con i quali viviamo.
don Giovanni Unterberger