Domenica 22 Settembre ’19, la Santa Messa sarà celebrata alle ore 8.30 nella chiesa di S. Pietro.
Brani della XV Domenica dopo Pentecoste:
Asperges me | Kyriale pag. 6 |
Kyrie – Gloria – Sanctus – Agnus Dei (Missa XI Orbis factor – In Dominicis per Annum) | Kyriale pag. 46 |
Credo I | Kyriale pag. 67 |
Communio – Ubi caritas et amor | Cantus Selecti pag. 17 |
Finale – Stabat Mater | Cantus Selecti pag. 126 |
Domenica decima quinta dopo Pentecoste
(Gal 5,25-26; Lc 7,11-16)
Belluno, chiesa di s. Pietro, 22 settembre 2019
“E’ più importante risuscitare uno destinato a vivere eternamente, che risuscitare uno destinato a morire nuovamente”: così sant’Agostino a commento del brano evangelico che abbiamo ora ascoltato (S. Agostino, discorso 98).
La risurrezione del figlio della vedova di Naim fu gesto di grande compassione e misericordia da parte di Gesù: come poteva non commuoversi il suo cuore sensibile e buono davanti a un dolore tanto grande: una madre che portava a sepoltura il suo unico figlio?
E’ stato scritto: “Una figlia senza genitori è un’orfana, un marito senza moglie è un vedovo, ma un genitore che seppellisce il proprio figlio come lo chiamo? E’ un dolore così grande che non abbiamo nemmeno inventato la parola per definirlo, non la conosciamo, non c’è… perché è inimmaginabile e impronunciabile, ecco perché. L’uomo ha avuto il buon senso di non dare definizione, non ha voluto dare definizione, perché mistero troppo grande e doloroso” (Benedetta De Mari, La mia Elena Lucrezia, Coop. Libreria Università di Padova, pag. 22-23).
Gesù si commosse davanti a quel dolore, non resistette a non frenare le lacrime di quella madre; le disse: “Non piangere”, e le risuscitò il figlio. Cosa grande! E tuttavia sant’Agostino afferma: “è più importante risuscitare uno destinato a vivere eternamente, che risuscitare uno destinato a morire nuovamente”. Se stette a cuore a Gesù la risurrezione fisica di quel ragazzo, che poi sarebbe di nuovo morto, quanto più gli deve stare a cuore la risurrezione spirituale degli uomini, risurrezione che decide della loro vita per l’eternità! Quanto gli deve importare che l’uomo non vada perduto per sempre, non muoia per sempre a causa del peccato! Il peccato è la vera morte da evitare; ed è la morte da cui Gesù ci vuole risuscitare.
Sul peccato Gesù pianse. Sul proprio figlio morto la vedova di Naim pianse; e Gesù pianse su Gerusalemme, sul peccato di quella città che si era chiusa a lui e stava per rifiutarlo definitivamente (cfr Lc 19,41). Il peccato è il vero male dell’uomo. Gesù arrivò a dire: “Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna” (Mt 10,28). Egli si riferiva chiaramente a Satana, e al peccato, che ci rende perduti.
E’ impressionante vedere come il mondo pecchi con tanta leggerezza e disinvoltura; come non abbia coscienza del male che si fa allontanandosi da Dio, violando la sua legge, offendendo il Creatore che è l’origine e la fonte di ogni bene. “La morte ma non peccati”, annotò a quindici anni sul suo quaderno d’appunti spirituali san Domenico Savio; vero sapiente! E’ sapienza evitare il peccato, sforzarsi in tutti i modi di vivere fedeli a Dio, aderendo alla sua volontà, cercando di compiere momento per momento ciò che gli è gradito.
In passato era in uso un’espressione che oggi è del tutto scomparsa, ma che conteneva in sé una grande verità; si diceva: “preghiamo per i poveri peccatori”. Si definivano “poveri” i peccatori, i lontani da Dio, coloro che vivevano nel peccato; erano considerati più poveri dei poveri di beni, più poveri dei poveri di salute, i più poveri in assoluto; e non ci si sbagliava, perché è veramente così.
Gesù risuscitò il giovane di Naim; possa egli risuscitare dal peccato ogni peccatore (noi possiamo pregare per questa intenzione), e possa risuscitare anche noi ogni volta che ne avessimo bisogno, col Sacramento della Riconciliazione; dandoci insieme il desiderio di evitare ogni peccato, anche il più piccolo, perché nulla è davvero ‘piccolo’ quando offende Dio.
don Giovanni Unterberger