Domenica 29 Novembre ’20, la Santa Messa sarà celebrata alle ore 8.30 nella chiesa di S. Pietro.
Brani della I Domenica di Avvento:
Asperges me | Kyriale pag. 6 |
Kyrie – Sanctus – Agnus Dei (Missa XVII – In Dominicis Adventus – Kyrie C) | Kyriale pag. 62 |
Credo IV | Kyriale pag. 74 |
Communio – Rorate cæli desuper | Cantus Selecti pag. 27 |
Finale – Alma Redemptoris Mater | Fotocopie |
I domenica d’Avvento
( Rm 13, 11-14; Lc 21, 25-33)
Belluno, chiesa di s. Pietro, 29 novembre 2020
“A te, Signore, innalzo l’anima mia; mio Dio, in te confido, che io non resti deluso” sono le parole dell’Introito, che ritornano anche nell’Antifona all’Offertorio: parole che invitano ad alzare lo sguardo. “A te, Signore, innalzo l’anima mia”.
Dove teniamo noi solitamente fissi i nostri occhi? Troppo sulle cose materiali? Abbiamo bisogno che il Signore ci aiuti ad alzare lo sguardo più in su? Il Vangelo ci ha annunciato una realtà che viene. Letteralmente esso parla della venuta di Cristo alla fine dei tempi, ma la Chiesa utilizza questo testo riferendolo alla venuta che precede quella finale, la venuta di Gesù nella nascita a Betlemme: noi attendiamo il Natale. Oggi inizia l’Avvento, tempo d’attesa, attesa del Signore che viene. E’ da innalzare, quindi, lo sguardo!
Un giorno Gesù stava insegnando in una sinagoga, e lì si trovava una donna affetta da una grave artrosi che la affliggeva da diciotto anni, al punto che non poteva affatto drizzarsi e guadare in su; Gesù la guarì, ci racconta l’evangelista Luca (cfr 13,10-13). Abbiamo bisogno anche noi di una simile guarigione a livello spirituale?
Oggi, dicevamo, inizia un nuovo Avvento, e con esso un nuovo Anno liturgico, che ci farà ripercorrere una volta ancora i misteri della vita di Gesù, offrendocene i tesori di salvezza. E’ buono il Signore, che non si stanca mai di noi, e sempre di continuo ci ripropone le cose perché noi, con rinnovato impegno, le riprendiamo in mano e le riviviamo, così come fa un bravo maestro con i suoi scolari, che con pazienza ripete e ripete, finché hanno capito.
Abbiamo vissuto già vari Avventi nella nostra vita, e forse non li abbiamo vissuti con l’impegno e la generosità che avremmo dovuto mettervi; ma ora ce ne viene offerto uno nuovo. Un salmo grida: “Viva il Signore e benedetta la mia rupe, sia esaltato il Dio della mia salvezza: egli mi accorda la rivincita” (Sal 18,47-48). Se non avessimo vissuto benissimo gli Avventi precedenti, ora il Signore ci accorda la rivincita, ci dà occasione di vivere bene l’Avvento che ci sta davanti.
Siamo un po’ intorpiditi? un po’ assonnati? San Paolo nell’epistola, senza molti riguardi, ci ha detto: ‘Svegliatevi! Si tratta della vostra salvezza, una cosa importante! Non quindi orge, ubriachezze, lussurie e impurità, litigi e gelosie, ma vita buona, vita cristiana, vita santa!’ Si tratta di preparare Betlemme, preparare una degna dimora a colui che sta per nascere. Quanto più grande, importante e nobile è il personaggio che deve arrivare, tanto più devono fervere i preparativi e dev’essere bella la dimora che lo ospiterà. Gesù nel primo Natale nacque in una stalla, ma noi non vogliamo che gli succeda più così. Noi vogliamo accoglierlo come si conviene, anche perché conosciamo quanto egli ci abbia amati: non solo è nato in povertà, ma è morto in croce per noi.
L’Avvento sia caratterizzato da preghiera, da silenzio, da desiderio di Dio. Il desiderio sarà il modo di tenere l’anima rivolta a colui che attendiamo. La giaculatoria dell’Avvento sia: “Vieni, Signore Gesù!” Riusciremo a dirla dieci volte al giorno? Alla fine dell’Avvento, siccome i giorni dell’Avvento quest’anno sono ventisei, l’avremo detta duecentosessanta volte…
don Giovanni Unterberger