Domenica 27 Dicembre ’20, la Santa Messa sarà celebrata alle ore 08.30 nella chiesa di S. Pietro.
Brani della domenica fra l’ottava del Natale:
Asperges me | Kyriale pag. 6 |
Kyrie – Gloria – Sanctus – Agnus Dei (Missa VIII – De Angelis) | Kyriale pag. 36 |
Credo III | Kyriale pag. 72 |
Communio – Puer natus in Bethlehem | Cantus Selecti pag. 33 |
Finale – Adeste fideles | Cantus Selecti pag. 279 |
Domenica fra l’ottava del Natale
(Gal 4,1-7; Lc 2,33-40)
Belluno, chiesa di s. Pietro, 27 dicembre 2020
Simeone e Anna: due persone aperte al Natale di Gesù, alla nascita del Signore appena avvenuta. Ma quel Natale, a loro contemporaneo, è contemporaneo anche a noi, o per noi è lontano duemila anni? Per un certo verso, e in un certo senso, esso è lontano da noi duemila anni, ma per un altro motivo e su di un altro piano ci è contemporaneo, è di oggi. In che modo; perché?
La risposta ci viene dal ricordare chi è Gesù. Gesù era uomo e Dio insieme. La sua vicenda umana, in quanto uomo, si è svolta e conclusa nell’arco di circa 37 anni, dal 7 a.C. al 30 d.C, in terra di Palestina; in un tempo determinato e preciso, così come è per ogni uomo. Ma per il fatto che Gesù era anche Dio, i suoi gesti, le sue azioni, quanto egli ha compiuto e vissuto, supera il tempo, non è costretto dentro il tempo, perché Dio è al di sopra e fuori del tempo; Dio è presenza in ogni tempo e le sue azioni perdurano lungo tutta la storia umana. Il celebre filosofo Soren Kierkegaard scrive: “Cristo è un personaggio storico, e al tempo stesso astorico; trecento, settecento, millecinquecento, millesettecento, milleottocento anni a lui non tolgono né aggiungono nulla; egli è il contemporaneo”.
Così la morte in croce di Gesù ha redento e salvato tutta l’umanità, non solo i suoi contemporanei e gli uomini venuti dopo di lui, ma anche quelli vissuti prima di lui. Essendo il gesto redentore di Dio, esso ha efficacia e valore per ogni epoca della storia, anche per quella precedente il momento storico in cui fu posto. “Cristo ieri, oggi e sempre”, afferma solennemente la lettera agli Ebrei (Ebr 13.8).
Il Natale, dunque, ci è contemporaneo, noi gli siamo contemporanei. Ciò significa che, celebrandolo, noi non solo lo ricordiamo, ne facciamo memoria, ammiriamo una cosa passata, ma ci immergiamo in essa, siamo raggiunti e toccati da essa. Noi, per la fede che ci dice questo, è come se fossimo realmente, ad immagine dei pastori, davanti alla grotta della nascita di Gesù; è come se, anzi avviene e succede realmente, che le grazie che Gesù Bambino diede quella notte ai pastori, egli le dà anche a noi. Questa è la forza della Liturgia della Chiesa: inserirci nel Mistero! Metterci a contatto con l’amore del Dio fatto uomo, con la sua povertà e umiltà in cui nacque; metterci a contatto con i sentimenti d’affetto di Maria per Gesù, della cura che ella ebbe per lui; farci partecipi dello stupore e dell’umiltà di Giuseppe davanti al grande evento.
Questo è il Natale: non storia passata, semplice ‘storia’; ma storia viva, storia attuale, storia di oggi, di quest’anno che stiamo vivendo. Allora non lasciamo che l’evento passi invano, toccandoci solo di striscio, o in modo solo sentimentale ed emotivo; la grazia del Natale, che oggi avviene, entri in noi. Maria, Giuseppe, i pastori, ma anche Simeone e Anna, furono profondamente segnati dal nato Bambino.
don Giovanni Unterberger