Domenica 07 Febbraio ’21, la Santa Messa sarà celebrata alle ore 8.30 nella chiesa di S. Pietro.
Brani della Domenica in Sessagésima:
Asperges me | Kyriale pag. 6 |
Kyrie – Sanctus – Agnus Dei (Missa XI – Orbis factor) | Kyriale pag. 46 |
Credo I | Kyriale pag. 67 |
Communio – Panis angelicus I | Cantus Selecti pag. 8 |
Finale – Alma Redemptoris Mater | Fotocopia |
Domenica di Sessagesima
(2 Cor 11,19-33 – 12,1-9; Lc 8,4-15)
Belluno, chiesa di s. Pietro, 7 febbraio 2021
Il seminatore divino, Dio, semina sempre, di continuo, senza stancarsi; e semina ovunque, su qualsiasi terreno, anche sulla strada, tra i sassi e tra le spine. E non semina per sé, come fa il contadino umano, che semina per avere di che poi mangiare e nutrirsi, ma semina perché dal seme si sviluppi la pianta che siamo noi, la nostra vita buona, la nostra salvezza. Ringraziamo questo generoso e grande seminatore! Riconosciamo che egli ha seminato in noi con magnanimità e larghezza; se siamo cristiani e se siamo qui ora da lui, è perché dalla sua mano, dal suo cuore, è stato lanciato un seme; senza la sua chiamata noi non saremmo ora qui.
C’è un’ulteriore differenza tra il seminatore umano e il seminatore divino; il seminatore umano non può provvedere al seme tutto ciò di cui il seme ha bisogno per svilupparsi; può, sì, concimarlo e annaffiarlo, ma la terra, necessaria al seme, non è il contadino umano a procurarla, bensì il seminatore divino, Dio; e così pure il sole, assolutamente indispensabile al seme e alla pianta. Dio, buon seminatore, provvede invece a tutto ciò che serve a noi, suo seme.
Nell’epistola l’apostolo Paolo, accanto alle grandi grazie mistiche ricevute, ricorda le sue gravose fatiche dell’apostolato: le percosse, le prigionie, la fame, la sete, le flagellazioni, gli insuccessi; dice d’aver più volte chiesto al Signore di esserne liberato, ricevendo come risposta: “Ti basta la mia grazia”, ti basta il mio aiuto. Noi siamo semi che fanno fatica a crescere; siamo pianticelle fragili e delicate, esposte a vari tipi di intemperie (correnti di pensiero, proposte di vita egoiste ed edoniste); siamo semi e pianticelle deboli in se stesse, che da sole seccherebbero e inaridirebbero; ma il Signore ci dice: “Ti basta la mia grazia”. La grazia di Dio è sufficiente, ed anzi non solo sufficiente, ma sovrabbondante, perché Dio non fa mai le cose di stretta misura. Ricordiamo la moltiplicazione dei pani operata da Gesù: sfamate cinquemila persone con cinque pani, ne avanzarono ancora dodici sporte (cfr Mt 14,15-21).
“Ti basta la mia grazia” dovrebbe diventare un ritornello nella nostra vita; un ritornello che continuamente ripetiamo e a cui continuamente e sempre di nuovo ricorriamo. Sono nella tristezza, nel dolore perché mi sento incompreso, mal interpretato, abbandonato, e sto per soccombere? “Ti basta la mia grazia”. Sono nella tentazione, tentazione forte, violenta, che sembra vincermi e sopraffarmi? “Ti basta la mia grazia”. Ho paura del domani, sono preoccupato di come sarò, di cosa farò, se saprò far fronte alle difficoltà che mi potranno sopraggiungere? “Ti basta la mia grazia”. Questa promessa di Gesù può diventare roccia su cui poggiare ogni istante di esistenza; roccia e scoglio contro cui può infrangersi ogni violento maroso; Dio è più forte di tutto.
E’ chiamata in causa la nostra fede, la fede nel Dio presente, nel Dio che sa, nel Dio che può, nel Dio che vuole, nel Dio capace di dare forza al debole, sostegno al vacillante, vittoria al lottatore. E’ di fede che ha bisogno la nostra vita, e di sforzo per accogliere la grazia, l’aiuto di Dio. Dio non si nega mai a chi nella preghiera lo chiama, lo invoca, lo supplica, lo scongiura. Dio non si nega mai; dice: “Sono qui, Ti basta la mia grazia, con me puoi”. Chiediamo, allora, con fede, e ripetiamo ogni volta che ne abbiamo bisogno: “Ti basta la mia grazia”. E’ parola di Dio; efficace.
don Giovanni Unterberger