Domenica 29 Agosto ’21, la Santa Messa sarà celebrata alle ore 8.30 nella chiesa di S. Pietro.
Brani della XIV Domenica dopo Pentecoste:
Asperges me | Kyriale pag. 6 |
Kyrie – Gloria – Sanctus – Agnus Dei (Missa XI Orbis factor – In Dominicis per Annum) | Kyriale pag. 46 |
Credo I | Kyriale pag. 67 |
Communio – Ubi caritas et amor | Cantus Selecti pag. 17 |
Finale – Inviolata | Cantus Selecti pag. 168 (da metà pagina) |
Dall’archivio: Omelia della XIV Domenica dopo Pentecoste 2012
(Gal 5,16-24; Mt 6,24-33)
2 settembre 2012
Il brano di Vangelo che abbiamo ascoltato è il grande passo biblico che ci parla della Provvidenza. Di fede e di fiducia nella Provvidenza abbiamo grande bisogno, perché troppo spesso ci concepiamo soli a dover affrontare la vita e le difficoltà del vivere, e ci sentiamo “orfani”, senza un Padre celeste che pensa a noi e si prende cura di noi. Invece abbiamo un padre buono che ci accompagna e ci sostiene nel cammino.
Il brano evangelico è stato introdotto da una affermazione di Gesù che ci orienta in un’altra direzione, nella direzione della prima lettura, il brano di san Paolo. Seguiamo questa direzione.
Gesù ha detto, con una chiarezza e con una decisione unica: “Non potete servire a due padroni”. E l’apostolo Paolo, nella prima lettura, ci ha messo davanti due realtà totalmente e radicalmente opposte tra di loro: la carne e lo Spirito; due realtà che si combattono a vicenda e che non potranno mai riconciliarsi l’una con l’altra, perché sono l’una agli antipodi dell’altra. “Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne”, ci ha detto Paolo; e ha continuato dicendo: “la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne: queste cose si oppongono a vicenda”.
Per “carne” Paolo intende la nostra natura umana segnata dal peccato, natura che dal peccato è stata così rovinata che è incapace di fare il bene, ed è invece fortemente incline al male. Dalla “carne”, dalla natura umana rovinata, escono “fornicazioni, impurità, inimicizie, discordie, gelosie, dissensi, divisioni, invidie, ubriachezze, orge”; Paolo ci ha dato un quadro quanto mai buio e desolato.
Per “Spirito” Paolo intende lo Spirito Santo; Spirito Santo che ci è stato dato nel Battesimo, che ci è stato dato in misura più abbondante nel Sacramento della Confermazione, e che noi riceviamo ogni volta che ci accostiamo all’Eucaristia, ogni volta che meditiamo la Sacra Scrittura, ogni volta che preghiamo. Lo Spirito Santo in noi ci spinge alla santità, lavora per renderci conformi a Dio, a Cristo, per fare di noi quell’uomo nuovo, “creato secondo giustizia e santità” (Ef 4,24) che Dio ha in mente da sempre per noi; il nostro ritorno all’Adamo prima del peccato.
Lo Spirito Santo matura in noi dei frutti straordinari e dolcissimi, dice Paolo: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”.
Notiamo un particolare importante, che non ci deve sfuggire. Paolo chiama ciò che proviene dalla nostra “carne”, dalla nostra natura, “opere”; e ciò che proviene dallo Spirito Santo, “frutti”. Le sue parole sono: “Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazioni, impurità, inimicizie, discordie, gelosie, invidie; i frutti dello Spirito invece sono: amore, gioia, pace, pazienza, mitezza, dominio di sé”.
“Opere” e “frutti”. Le opere sono quelle che compiamo noi, e sono, purtroppo, opere di male; i frutti sono quelli che matura in noi lo Spirito Santo, e sono frutti di bene. A noi è richiesta una scelta di campo: da che parte vogliamo stare? dalla parte della “carne”, o dalla parte dello “Spirito”? Non possiamo servire a due padroni. Se stiamo dalla parte della “carne” produrremo “opere” cattive, se stiamo dalla parte dello Spirito, lui, lo Spirito (lui, e non noi!) maturerà in noi “frutti” buoni. Noi siamo incapaci di produrre frutti buoni: solo lo Spirito li può produrre in noi.
Lo Spirito Santo ha il compito e la forza di sanare, di guarire la nostra “carne”, di renderla una “carne” che non spurga più peccato, ma che diventa la sede dell’opera santa dello Spirito di Dio. La “carne” abitata e guarita dallo Spirito Santo diventa qualcosa di straordinario, di bello, di armonioso, di piacevole, di attraente, di affascinante. Quanto sono affascinanti i Santi! E non solo durante la loro vita terrena (sono ricercati da tutti), ma poi anche a distanza di secoli! Ancora ci affascina un san Francesco, una santa Chiara, un Padre Kolbe, un Piergiorgio Frassati, santa Maria Goretti, i santi coniugi Luigi e Maria Quattrocchi, morti lui nel 1951 e lei nel 1965.
Lo Spirito Santo fa i santi. Lo Spirito Santo è capace di fare santi anche noi. Basta che non gli opponiamo resistenza; basta che non disattendiamo la sua voce, i suoi impulsi, i suoi richiami, i suoi inviti. Dobbiamo desiderare tanto Spirito Santo, dobbiamo tanto invocarlo e tanto pregarlo, chiederlo. Dio ce lo vuole dare; Gesù ha detto: “Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto. Forse che un padre, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11,9-13).
Abbiamo bisogno di Spirito Santo per non seguire la “carne”, per non essere vinti e fatti schiavi dal male e dalla debolezza della nostra “carne”.
Don Giovanni Unterberger